Cassazione penale, sez. VI, 23 ottobre 2020, n. 29542
Ai fini della configurabilità del reato abituale di maltrattamenti in famiglia (art. 572 c.p.), è richiesto il compimento di atti che non siano sporadici e manifestazione di un atteggiamento di contingente aggressività, occorrendo una persistente azione vessatoria idonea a ledere la personalità della vittima (ex multis: Cassazione Penale, Sez. 6, n. 6126 del 9 ottobre 2018, dep. 2019, fattispecie in cui la Corte ha annullato con rinvio la sentenza di condanna emessa in relazione a tre distinti episodi di minaccia, ingiuria e percosse, posti in essere dall’imputato a distanza di tempo l’uno dall’altro ed in un arco temporale di circa undici mesi).
Stante il principio di diritto enunciato dalla sez. VI nella succitata sentenza n. 6126/2018, ne consegue che nel reato di maltrattamenti in famiglia è necessaria “una adeguata collocazione della punteggiatura cronologica degli atti del soggetto imputato, quando le condotte a lui attribuite coprono un non breve arco temporale (nella fattispecie 4 anni), per valutare l’unitarietà delle stesse e la natura (che deve essere unitaria) del tipo di dolo che le regge così da escludere che si sia trattato non di atti sporadici e di manifestazioni di un atteggiamento di contingente aggressività ma di persistenti azioni vessatorie, come tali idonee a ledere la personalità della vittima”.
Cassazione penale, sez. VI, 23 ottobre 2020, n. 29542