Via libera su tutto il territorio nazionale alle Aft, raggruppamenti di medici di famiglia, guardie mediche e medici specialisti che garantiranno assistenza continua ai pazienti 16 ore al giorno per tutta la settimana.
È una vera rivoluzione quella preannunciata dall’ “Atto di indirizzo per il rinnovo delle convenzioni di medicina generale” approvato dalle Regioni e dal governo insieme ai professionisti.
La novità di maggior rilevo è quella che assicura agli assistiti la disponibilità del medico per 16 ore al giorno e sette giorni su sette. Una continuità assistenziale che dovrà essere garantita dalle 8 del mattino alla mezzanotte da medici di famiglia e guardia medica, oramai assimilati in un ruolo unico.
Nelle ore notturne, quando le chiamate per medico si limitano in media ad una a due, ad assistere chi ne ha bisogno ci penserà il 118. «Una staffetta che consente di avere più medici disponibili nell’arco della giornata, andando a coprire anche fasce orarie come quelle delle 8 alle 10 del mattino o del primo pomeriggio, dalle 14 alle 16, oggi meno coperte. E che generano così intasamenti nei pronto soccorsi a discapito di chi ha una vera emergenza», spiega il segretario del sindacato dei medici di medicina generale.
Con l’aumento di tali strutture e la loro diffusione nazonale si dovrebbero ad ridurre le richieste ai pronto soccorso per i cosiddetti “codici bianchi”, quelli meno gravi.
Negli ambulatori di medici associati si potranno fare alcuni accertamenti diagnostici di base quali ECG, spirometrie, holter pressori ed ecografie .
Il dato più importante è ovviamente la possibilità di trovare un medico per 16 ore al giorno durante tutta la settimana.
Anche quando il proprio medico di base non è disponibile, infatti, un altro membro della Aft (Aggregazioni funzionale territoriale) sarà disponibile ed avrà accesso ai dati del paziente, condivisi con gli altri medici della struttura.
Dal medico di medicina generale alle AFT: Aggregazioni Funzionali Territoriali.
La figura del moderno M.M.G., medico di medicina generale, convenzionato con il S.S.N., viene introdotta nel 1978 dalla legge 833, evoluzione della medicina mutualistica nata negli anni 50 come espressione di mutualità corporativa per la tutela dei lavoratori (carta del lavoro 1919).
La legge 841/1953 cambia il rapporto tra pazienti e medici, una volta di carattere privato, che ora acquista una dimensione pubblica e fissa i livelli minimi di prestazioni da erogare a tutti i cittadini e disciplina i rapporti con i medici.
Il M.M.G. è un libero professionista “convenzionato” con il S.S.N., organo al quale è devoluto il compito di rapportare il numero dei medici alle esigenze del territorio al fine di realizzare un’efficiente rete assistenziale, di promuovere l’obbligo professionale dell’ aggiornamento permanente e di stabilire la remunerazione su quota capitaria.
Il M.M.G. ha il governo clinico del paziente e gestisce la relazione con gli specialisti, l’accesso in ospedale e in PS ed è l’unico referente per il paziente e la sua famiglia.
Successivamente l’art. 8 del d.lgs 502/92, che disciplina i rapporti per l’erogazione delle prestazioni assistenziali, sancisce l’evoluzione della medicina del territorio attraverso la nascita di aggregazioni di medici di gruppo o di rete.
Si ridefiniscono le professionalità e si affrontano sfide bioetiche e socio/ambientali.
Il concetto di cura evolve da cura a cure+care. In questi anni, rivendicando la centralità del suo ruolo, il M.M.G. sperimenta nuove modalità di lavoro per ottimizzare l’assistenza; esce dall’isolamento per coinvolgersi in forme di aggregazione tese a garantire “maggiori e più qualificanti standard strutturali, strumentali e di organizzazione dell’attività professionale” offrendo più ampio orario di accesso ai pazienti. Sperimenta, inoltre, la cooperazione tra colleghi per realizzare maggior appropriatezza e il monitoraggio di patologie croniche in sintonia coi distretti.
Molti studi si dotano di personale infermieristico o di segreteria, il livello di informatizzazione migliora ed un numero sempre maggiore di medici compila le ricette utilizzando strumenti informatici o gestisce cartelle informatizzate; alcuni offrono agli assistiti la possibilità di eseguire prenotazioni CUP dal proprio studio.
Questa evoluzione, tuttavia, nel nostro territorio appare non omogenea, anche se sussistono realtà associative molto avanzate, in cui gli assistiti possono eseguire ECG, spirometrie, holter pressori ed ecografie in studio e si sperimentano progetti di gestione integrata del diabete o della BPCO; si creano ambulatori aperti durante l’orario notturno o nei giorni festivi; si formano cooperative di servizi.
Al contempo vi sono ancora in situazioni in cui il M.M.G. svolge la propria attività con i vecchi metodi tradizionali.
Oggi, la medicina di famiglia sta vivendo una fase di ulteriore profondo mutamento culturale e organizzativo: scompare la figura del M.M.G. così come l’abbiamo sempre conosciuta. La legge Balduzzi 189/2012 muta le forme di organizzazione territoriale facendole confluire nelle AFT e nelle UCCP. La Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Provincie autonome di Trento e Bolzano n. 82 del 10/7/2014, recependo le indicazioni del decreto Balduzzi, sancisce un nuovo Patto Della Salute teso a garantire l’equità e l’universalità del sistema e i livelli essenziali di assistenza LEA in modo appropriato e uniforme sul territorio nazionale.
Il Patto, riconosce il valore fondamentale dell’assistenza territoriale secondo il modello delle chronic model cares e, ritenendo necessario implementare l’assistenza domiciliare e le risorse per la gestione delle cronicità e per l’empowerment del paziente, la organizza in due modelli territoriali: le UCCP e le AFT.
Le AFT sono raggruppamenti funzionali monoprofessionali di M.M.G. a cui sarà dato il compito di attuare il nuovo modello di continuità assistenziale. La loro finalità consiste nel gestire, secondo obiettivi definiti e concordati con l’Azienda Sanitaria, la “presa in carico” della salute del gruppo di cittadini loro affidati. Gli obiettivi sono:
a) passare da una medicina di attesa ad una medicina di iniziativa;
b) operare per PDTA;
c) avere gestione proattiva delle cronicità, delle complessità e la tutela del paziente fragile.
L’AFT è costituita da M.M.G. che condividono, in forma strutturata, obiettivi e percorsi assistenziali, strumenti di valutazione della qualità assistenziale, linee guida;che hanno capacità di fare audit. Ogni AFT abbraccia un bacino di utenza di circa 30.000 utenti e coinvolge circa 20 M.M.G..
L’UCCP, struttura più complessa, raccoglie in sé più AFT, costituite da medici di gruppo o singoli, pediatri, personale infermieristico e di segreteria, specialisti, assistenti sociali.
È un sistema integrato di servizi che sviluppa collaborazione e condivisione, consente di applicare percorsi assistenziali condivisi, chiama i M.M.G. e i pediatri alla “partecipazione responsabile nel governo della domanda e nell’organizzazione dei servizi, alla sostenibilità economica”.
L’ UCCP, per lo più, ha sede unica e diventa nodo nevralgico della connessione tra M.M.G., specialisti e operatori sociali: migliorando la qualità delle prestazioni della medicina di famiglia si presume si possano ridurre i tassi di ricovero o di accessi impropri al PS. I M.M.G. devono lavorare nel territorio garantendo i servizi essenziali.
Le UCCP e le AFT hanno come compiti essenziali:
- assicurare l’errogazione delle prestazioni territoriali (medicina generale tramite le AFT, assistenza infermieristica, attività territoriale, ambulatoriale e domiciliare, attività specialistica,servizi di supporto);
- garantire la continuità dell’assistenza mediante l’utilizzo della ricetta elettronica dematerializzata e il continuo aggiornamento della scheda sanitaria individuale informatizzata e del FSE;
- garantire l’accessibilità all’assistenza territoriale per tutto l’arco della giornata in tutti i giorni della settimana, avvalendosi dei professionisti del ruolo unico della medicina generale;
- garantire la continuità dell’assistenza nelle tre declinazioni (relazionale, gestionale ed informativa), prevedendo l’applicazione di percorsi assistenziali condivisi e l’integrazione informativa tra le componenti della medicina convenzionata e la rete distrettuale ospedaliera.