Sanzione di un milione a Trenitalia inflitta dall’Antitrust a conclusione di un procedimento in merito al sistema di accertamento e repressione delle “irregolarità di viaggio” nel trasporto ferroviario passeggeri di media e lunga percorrenza in ambito nazionale.
Molte di queste fattispecie vengono infatti ricomprese nella categoria “mancanza di biglietto” come ad esempio il caso in cui viaggiatore risulti in possesso di un titolo di trasporto sebbene scaduto di validità oppure utilizzato oltre i limiti temporali previsti dall’offerta cui si riferisce il biglietto in suo possesso o sia salito su un treno diverso da quello prenotato se questa possibilità è esclusa dall’offerta commerciale fruita.
La rilevazione a bordo treno di tutte tali ipotesi di “mancanza di biglietto” avviene ad opera del personale di controllo che stila, nell’evenienza, apposito “verbale di accertamento ai sensi del DPR n. 753/80”4 imponendo al passeggero rinvenuto trasgressore di corrispondere il prezzo intero del biglietto dovuto per il viaggio in corso (cd. “tassa”, nella terminologia utilizzata da Trenitalia), ma anche una “sovrattassa” – il cui importo (da 50 a 200 euro) viene, del pari fissato in piena autonomia dal professionista – nonché un ulteriore somma a titolo di “sanzione (oblazione)”
Ma la procedura, applicata rigidamente dal personale di controllo, viene giudicata “afflittiva” dall’Autorità per la concorrenza, in quanto impone al trasgressore – oltre al pagamento del prezzo dovuto per il viaggio in corso – anche una “sovrattassa” (da 50 a 200 euro) e un’ulteriore somma a titolo di “oblazione”. E ciò, si legge nelle valutazioni conclusive, accade “anche quando i passeggeri sono nell’impossibilità – per forza maggiore o addirittura disservizio imputabile alla stessa Trenitalia – di regolarizzare la propria posizione e anche a fronte di posti liberi a bordo treno”.
A giudizio dell’Antitrust, insomma, “l’attuale regime di controllo dei titoli di viaggio mira non solo a reprimere gli abusi, ma è strumentale alla rigidità del sistema tariffario” in contrasto con il Codice del Consumo.