Il Comitato Nazionale di Bioetica ha approvato il parere “Aspetti bioetici della chirurgia estetica e ricostruttiva”, coordinato e redatto dai proff. Lorenzo d’Avack, Laura Palazzani e Giancarlo Umani Ronchi.
Nella prima parte del documento, il CNB riflette sui limiti della legittimità di richieste di chirurgia estetica – in continuo aumento – in specie nel rapporto che intercorre tra il paziente e il medico, nel contesto della discussione sui molteplici fattori etici, sociali e culturali che influiscono sulla mutazione di atteggiamento nei confronti del corpo e di una dilatazione del concetto di salute in senso soggettivo.
1. Il CNB, trattandosi di un intervento non strettamente terapeutico, richiama i criteri deontologici che regolano la prassi medica, a volte trascurati – in questo ambito specifico – a favore di una accondiscendente esecuzione della richiesta espressa dagli individui, sottolineando la inaccettabilità di interventi sproporzionati, in quanto eccessivamente invasivi o inutilmente rischiosi e inadeguati rispetto ai possibili benefici richiesti dal paziente ovvero che si traducono in una sorta di ‘accanimento esteticò o in mero sfruttamento del corpo.
2. Il CNB ritiene, inoltre, che la liceità dell’intervento sia subordinata ad alcune condizioni e priorità, quali: il bilanciamento dei rischi e benefici deve essere commisurato alle condizioni psico-fisiche del paziente, con riferimento anche alla percezione che il paziente ha del proprio corpo e dei risultati che si attende dall’intervento; la funzionalità degli organi interessati deve avere la priorità sul risultato estetico; la informativa al paziente deve essere completa, con una adeguata consulenza anche psicologica.
3. Per quanto riguarda gli interventi sui minori e incapaci, il CNB ritiene che vi debbano essere limiti alla liceità, a meno che tali interventi non rispondano al loro esclusivo interesse oggettivo sotto il profilo della salute, tenuto in particolare conto dell’età adolescenziale. Va anche garantita una protezione dei minori vietando forme di pubblicità e di servizi televisivi che provochino il rifiuto della propria immagine.
In modo particolare il CNB non ritiene lecita la chirurgia estetica su bambini o adulti incapaci con sindrome di Down, finalizzata alla conformazione a canoni sociali di ‘normalità’, specie se presenta un carattere invasivo e doloroso, considerato anche che con questi interventi difficilmente si realizza un beneficio per la persona con sindrome di Down e sia frequente la possibilità di accentuare, anziché diminuire, il suo disagio personale.
4. Il CNB ritiene che vada promossa una adeguata informazione e formazione sociale sui rischi e benefici degli interventi estetici e auspica un maggiore rigore nella formazione e professionalità del chirurgo estetico, mirata anche alla comprensione degli aspetti psicologici ed etici connessi alla specifica attività medica.
Nella seconda parte del documento si affrontano i problemi bioetici emergenti nella chirurgia ricostruttiva, ossia quella parte della chirurgia che corregge malformazioni congenite o causate da traumi demolitivi con l’obiettivo primario di restituire la funzione e migliorare l’immagine di pazienti gravemente menomati, con particolare riferimento ai trapianti più invasivi (es. arti e viso). Si tratta di un settore in continua espansione e sviluppo. Attualmente, oltre a trapianti di tessuto osseo, muscoli, segmenti vascolari, cute, denti ecc., si effettuano trapianti di tessuti composti, di arti superiori e inferiori, dita, piede, viso, parete addominale, laringe, utero. Il CNB raccomanda quanto segue.
1. Sebbene non indispensabili per la sopravvivenza del paziente e sebbene ancora – per alcuni aspetti ed in taluni ambiti – terapeutico-sperimentali, tali interventi sono eticamente giustificabili, subordinatamente ad una attenta valutazione dei rischi e dei benefici, rapportabili ad una considerazione generale del miglioramento della qualità della vita del paziente.
2. È necessaria una adeguata consulenza anticipata rispetto all’intervento e prolungata nel tempo (anche allargata alla famiglia), a causa delle complesse problematiche che coinvolgono rischi e benefici, accompagnata da un costante monitoraggio psicologico del ricevente. Il paziente deve essere informato accuratamente ed esaustivamente dei rischi e della gravosità delle terapie antirigetto per la sua salute e del fatto che in ogni caso si determinerà una situazione di dipendenza da questi farmaci (con possibili esiti negativi) che potrebbe durare anche tutta la vita.
3. È auspicabile che la realizzazione di un adeguato consenso informato possa anche avvalersi delle nuove tecnologie informatiche, favorendo la raccolta d’informazioni e conoscenze attraverso l’accesso a siti accreditati da istituzioni pubbliche competenti, nonché ai registri nazionali e internazionali dove siano stati pubblicati gli studi più recenti nel settore e dove siano reperibili pubblicazioni scientifiche generate dallo studio.
4. Sono raccomandate campagne di sensibilizzazione per la donazione degli organi esterni e dei tessuti, così come in genere avviene per la donazione di quelli interni. Si auspica anche, in questo contesto, la possibilità di una integrazione normativa che preveda il consenso o dissenso “parziale” alla donazione degli organi esterni.