Angoscia dei tagli aziendali o età superiore ai requisiti per l’assunzione: aumentano – in particolare tra gli uomini – le persone che ricorrono a botox & C. come strumenti per affrontare con più fiducia il mondo del lavoro. La tendenza arriva dagli Usa ma attecchisce anche in Europa
Per chi sente a rischio il proprio posto di lavoro la chirurgia plastica è il nuovo “Eldorado”. Botox, filler, blefaroplastiche corrono sempre più in aiuto dei lavoratori. Specialmente per i dipendenti più anziani – uomini e donne – che cercano di sfuggire in questo modo alle temute e quanto mai in aumento ristrutturazioni aziendali. La notizia potrebbe sembrare grottesca, in apparenza, ma ad accreditarla sono i dati e le valutazioni della American Society of Plastic Surgeons (Asps).
Interventi e disoccupati: i numeri coincidono. La nuova tendenza arriva dagli Stati Uniti a dispetto di quanti avevano previsto che la lunga crisi economica, con il calo complessivo dei redditi, avrebbe ridotto il ricorso a questo tipo di interventi. Secondo le stime della Asps, infatti, negli ultimi anni il numero di chi si è concesso un intervento estetico è aumentato in modo inversamente proporzionale a chi ha perso il lavoro (13 milioni di trattamenti nel 2010, il 5% in più rispetto al 2009). In forte incremento anche gli uomini che si sottopongono a una plastica: ormai sono circa un milione i “ritoccati” in Usa nel 2010.
L’imperativo: un’aria più giovanile in ufficio. “La categoria più grande dei nuovi clienti è quella degli uomini di oltre 55 anni che hanno paura di perdere il lavoro”, spiega Philip Haeck, presidente Asps. Se, infatti, la plastica nasale, la correzione degli zigomi e le tecniche per rassodare il seno rimangono gli evergreen per le donne, i maschi ricorrono al bisturi per eliminare le rughe attorno agli occhi allo scopo di darsi un’aria più giovanile in ufficio.
Una “risorsa” per essere competitivi. La constatazione che sembra angosciare i lavoratori maturi sembrerebbe, dunque, interpretare un volto “segnato” non più come motivo di un fascino legato alle capacità e all’esperienza, ma un ostacolo sia all’avanzamento professionale sia per mantenimento del posto di lavoro. “E poiché l’invecchiamento della popolazione è in forte aumento, le persone stanno investendo in procedure di chirurgia plastica per rimanere competitivi nel mondo del lavoro”, continua Haeck.
La stampa europea conferma la tendenza. Anche dal monitoraggio effettuato sulla stampa estera commissionato da Sergio Brongo, docente della seconda università di Napoli all’Osservatorio Nathan Il Saggio, per il 2010 su 100 testate (Francia, Spagna, Usa, Gran Bretagna, Austria, Germania, Svizzera e Canada), si registra un vero e proprio boom di interventi chirurgici in proporzione al calo occupazionale. E, secondo quanto riporta il quotidiano on-line spagnolo ABC, in tempi di difficile contingenza alla gente piace essere più bella perché questo conforta e incoraggia. Significativo, secondo la testata iberica è che, anche durante la crisi del 1929, si registrò un aumento delle vendite di cosmetici e rossetti. Un precedente che, attualizzato al 2010, si traduce nell’intervento chirurgico.
Grazie al bisturi aumenta la fiducia in se stessi. Per la rivista inglese privatehealth.co.uk, il 30% delle dirigenti donne e il 17% degli uomini si sono sottoposti a interventi di chirurgia estetica per rafforzare le loro prospettive di carriera e guadagnare la fiducia sul lavoro, mentre il 54% delle donne e il 50,6% degli uomini ne prenderebbero in considerazione il ricorso se questo servisse a farli avanzare professionalmente.
Articolo tratto da: INAIL