Per la Corte i dati gestionali dell’ esercizio 2007 si pongono complessivamente in termini di netto peggioramento rispetto a quello precedente.
D’altra parte anche “I dati contabili relativi all’esercizio 2008 denotano un peggioramento dei saldi di bilancio, sia in termini di competenza che di cassa, per gli importi, rispettivamente, di 1.266,07 e di 1.320,5 milioni. Conseguentemente, il disavanzo di competenza passa da 4.943 milioni, (dato che sconta gli effetti della 2a variazione) a 6.555,2 milioni, mentre l’avanzo di cassa diminuisce da 14.094,1 milioni a 7.100,7 milioni.Ancor più negativo è il quadro economico – finanziario emergente dal bilancio di previsione 2009. Esso espone un minor disavanzo finanziario complessivo di 1.556 milioni determinato da uno squilibrio di parte corrente di 7.132 milioni solo in parte compensato da un avanzo in conto capitale di 5.575 milioni, ma solo per effetto delle seguenti misure straordinarie”.
Già nelle precedenti relazioni sono stati ampiamente evidenziati dalla Corte i fattori determinanti l’aggravamento progressivo della situazione finanziaria dell’Ente, fattori che per il loro carattere strutturale hanno richiesto ripetutamente l’impiego dell’avanzo di amministrazione, insufficiente però nell’esercizio 2009 per la brusca impennata delle spese per prestazioni istituzionali dovuta anche agli effetti della normativa recente che ha innescato un meccanismo di incremento della fuoriuscita dal servizio dei dipendenti pubblici.
Per la Corte vanno ribadite le irrisolte criticità strutturali che hanno determinato un decremento contributivo che ha sbilanciato in senso negativo il saldo finanziario, già influenzato dall’eliminazione dell’apporto dello Stato ex legge 335/95 in esecuzione del dispositivo di cui alla legge finanziaria del 2008 che dispiega i suoi effetti anche per gli esercizi successivi.
Per la Corte è quindi, non più dilazionabile il ricorso a misure idonee ad assicurare l’equilibrio futuro della gestione complessiva dell’Istituto, attraverso provvedimenti legislativi e l’ottimizzazione delle risorse interne.
In materia di personale, l’Istituto risente di una non compiuta distribuzione delle risorse secondo le logiche direttamente correlate alle esigenze funzionali dello stesso, non sempre sostenuta da una adeguata e congrua formazione professionale.Per la Corte appare indispensabile,una rivisitazione delle forze presenti nei vari settori ed uffici, al fine di apportare correzioni utili per un più incisivo sviluppo produttivo e l’eliminazione di giacenze inevase che, in taluni casi, appaiono gravose.
Il ricorso a consulenze esterne è tuttora rilevante per cui si è sottolineata la necessità di un suo drastico ridimensionamento limitandolo ai casi strettamente indispensabili e particolari che non possono essere soddisfatti per mancanza di specifiche professionalità nell’Istituto.
Il potenziamento dell’avvocatura interna sembra prioritario per una congrua riduzione dei notevoli costi correlati al ricorso ad avvocati esterni e per consentire una più attenta cura degli interessi dell’Ente.
La previdenza complementare, a parte il fondo Espero riservato al personale della scuola, non è decollata per ragioni esterne all’Istituto, benché quest’ultimo si stia attrezzando per offrire il richiesto supporto amministrativo agli operatori del settore. Ii ritardi accumulati nel promuovere tale indispensabile copertura pensionistica per i lavoratori più giovani si riflettono negativamente sugli stessi per l’assottigliamento della variabile temporale delle coordinate poste a fondamento della liquidazione della futura pensione integrativa. È necessario pertanto che in vista del prossimo esaurimento dell’avanzo, le spese per il credito e le prestazioni sociali siano commisurate alle corrispondenti entrate in modo da assicurare annualmente il richiesto equilibrio finanziario.