Dai risultati della quarta edizione del Work Monitor Randstad, condotto nel primo trimestre dell’anno, emerge un modello lavorativo sempre più pervasivo, in cui il confine tra vita privata e professionale, con la diffusione capillare di smartphone e posta elettronica, sta diventando sempre più sottile.
Il 75% dei lavoratori italiani dispone di un accesso alla rete sul luogo di lavoro, a un quarto del totale il datore di lavoro ha fornito uno smartphone con la possibilità di navigare in Internet, mentre circa la metà del campione dispone di un cellulare personale con cui può connettersi al web. Questa connettività quasi illimitata, però, in assenza di un codice di comportamento condiviso rischia di trasformarsi in una sorta di “stress tecnologico”, conseguenza della contrapposizione tra il 39% dei datori di lavoro, che pretende una reperibilità 24 ore al giorno sette giorni su sette, e il 31% dei lavoratori, convinto che telefono, e-mail e internet riducano concentrazione e produttività.
Interviste online in 29 Paesi. Questi alcuni degli spunti forniti dalla quarta edizione del Work Monitor Randstad, analisi relativa all’andamento del mercato del lavoro condotta nel primo trimestre di quest’anno in 29 Paesi dalla multinazionale olandese, attiva nella ricerca, selezione e formazione di personale. L’analisi – realizzata attraverso interviste online tra lavoratori di età compresa tra 18 e 65 anni che hanno lavorato almeno 24 ore a settimana in un lavoro dipendente – ha concentrato l’attenzione sulle dinamiche generate in ambito lavorativo dai dispositivi tecnologici, e in particolare da quelli dedicati alla comunicazione. Ne emerge un modello lavorativo sempre più pervasivo, in cui il confine tra lavoro e vita privata è sempre più sottile.
La “colonizzazione” del tempo libero. La maggioranza del campione (63%) ammette di aver ricevuto telefonate o e-mail al di fuori dell’orario di lavoro o durante le vacanze (52%). E se il 63% degli italiani dichiara di aver avuto impegni di lavoro in luoghi privati, solo il 33% degli intervistati ha provato a controbilanciare questo trend occupandosi di questioni private sul luogo di lavoro. Il 41% dei lavoratori italiani, inoltre, sostiene di ricevere quotidianamente più informazioni di quante ne riesca a gestire, un dato che supera quello registrato tra i lavoratori francesi (39%), inglesi (35%), tedeschi (34%) e statunitensi (32%), che sembra testimoniare uno stato di maggiore stress che per il 48% del campione finisce per tradursi in momenti di “chiusura” totale verso e-mail e telefonate.
In aumento la “connettività nomade”. Analizzando il rapporto degli italiani con la tecnologia, invece, i dati relativi alla “connettività stanziale”, ovvero quella sul luogo di lavoro, testimoniano che il web è ormai diventato uno strumento di lavoro scontato e largamente diffuso nel nostro Paese, dove lo utilizzano quotidianamente tre lavoratori su quattro. Il dato relativo alla “connettività nomade” attraverso gli smartphone (52%), anche se inferiore rispetto a quello registrato in Paesi come Cina (84%), Hong Kong (79%), India e Malaysia (71%), consente di delineare un identikit del lavoratore italiano medio che si connette alla rete fuori dagli orari lavorativi: in prevalenza è maschio (30% contro il 18% delle donne), di età compresa tra i 18 e 44 anni (28% contro il 18% della fascia 45-64 anni) e impiegato nel settore privato (26% contro il 20% del settore pubblico).
Le relazioni reali preferite rispetto a quelle virtuali. Per quanto riguarda i rapporti di lavoro, malgrado la ricca disponibilità di strumenti virtuali che agevolano la comunicazione fra le persone, il 73% dei lavoratori italiani afferma di continuare a preferire la relazione diretta. Un dato che testimonia, da un lato, la rilevanza della componente socializzante nello stabilire e sviluppare le relazioni, e dall’altro che le relazioni dirette permettono di collezionare l’intera gamma dei segnali comunicativi, rendendo la relazione più completa sia sul piano emozionale sia sul piano funzionale, in un modo molto più difficile da raggiungere con un’e-mail o un sms.
Articolo tratto da: INAIL