Cassazione Civile, sez. III, 19 ottobre 2007, n. 21976
«In base alla costante giurisprudenza di questa Corte, la vittima consegue il diritto al risarcimento del danno biologico e del danno morale soggettivo ed. terminali in tutti i casi in cui fra il fatto che ha provocato le lesioni e il decesso sia intercorso un apprezzabile lasso di tempo (cfr., fra le tante, Cass. civ. Sez. 3^ 1 dicembre 2003 n. 18305 e precedenti ivi cit.).
Il risarcimento di entrambe le voci di danno, cioè, può essere negato ove il tempo di sopravvivenza non sia considerato apprezzabile […]. Al contrario, non si può escludere che le lesioni sussistano e siano da ritenere consolidate […] quando ad esse segua addirittura la morte, a più o meno breve distanza di tempo.
In tal caso “il danneggiato acquisisce … il diritto al risarcimento del danno biologico subito per l’effettiva durata della sua sopravvivenza … e si tratta di un danno alla salute, che se pure è temporaneo, è massimo nella sua entità ed intensità (cd. danno biologico terminale)” (Cass. civ. n. 18305/2003 cit., p. 5; Cass. civ. 16 maggio 2003 n. 7632).
La sopravvivenza per ventiquattr’ore è in astratto idonea a configurare un tal tipo di danno, onde il giudice del merito valuterà se detto periodo di tempo sia sufficiente ad integrare l’oggettiva configurabilità in capo al danneggiato delle menomazioni dell’integrità fisica in cui si concretizza il danno biologico, ovvero l’acquisizione al patrimonio del diritto al risarcimento di un danno trasmissibile agli eredi.
Parimenti errata è la decisione impugnata nella parte in cui ha escluso il diritto al risarcimento del danno biologico e del danno morale terminali, per il fatto che la vittima, essendo rimasta in stato di incoscienza, non avrebbe avuto la possibilità di percepire i suddetti danni.
Questa Corte ha più volte precisato che il danno biologico, quale “… lesione dell’interesse costituzionalmente garantito (art. 32 Cost.) all’integrità fisica e psichica della persona è presente ugualmente sia che la vittima abbia coscienza della lesione, sia che non l’abbia …” e, quanto al danno morale, che “… quel turbamento ingiusto dello stato d’animo che da luogo al danno comprende anche le sofferenze fisiche e morali sopportate dalla vittima in stato di incoscienza” (Cass. civ. n. 18305/2003, cit., p. 7 del testo. Nello stesso senso, Cass. civ., Sez. 3^, 24 maggio 2001 n. 7075; Cass. civ. 6 ottobre 1994 n. 8177)».
Sulla scorta di tali considerazioni la Corte ha enunciato il seguente principio di diritto:
«Nel caso di danno per morte la vittima consegue il diritto al risarcimento del danno biologico e del danno morale ed. terminali, in tutti i casi in cui fra il fatto illecito e il decesso sia intercorso un apprezzabile lasso di tempo.
Tale può astrattamente considerarsi anche la sopravvivenza per ventiquattr’ore.
Sia il danno biologico, sia il danno morale terminali comprendono anche le sofferenze fisiche e morali sopportate dalla vittima in stato di incoscienza».
Cassazione Civile, sez. III, 19 ottobre 2007, n. 21976