Cassazione civile, sez. III, 22 marzo 2011, n. 6537
«La funzione del guard-rail è quella di impedire al conducente di uscire fuori di strada e tale funzione ovviamente è correlata a tutte quelle condotte di guida la cui conseguenza sarebbe quella per l’autovettura di uscire fuori della carreggiata di sua competenza.
Quindi la funzione del guard-rail è ontologicamente quella di evitare che qualsiasi condotta di guida non regolare possa portare l’autovettura a pericolose uscite fuori dalla sede stradale.
Rispetto a tale funzione, non può essere considerata condotta abnorme quella del conducente che impatta violentemente contro il guard-rail, il quale è funzionalmente posto ad attutire le conseguenza degli impatti violenti».
Alla luce di tale considerazioni la S.C. demanda al giudice di merito di valutare – tenendo conto degli accertamenti fattuali da cui risulta che il guard-rail dopo l’urto dell’autovettura si era ritorto in modo tale da penetrare nella stessa come una lama uccidendo il conducente – se tale barriera, per la sua struttura e per il suo posizionamento rispetto alla carreggiata, era adeguata o meno ad assolvere la sua funzione di protezione e se, in tale prospettazione, la condotta del conducente abbia avuto una efficienza causale esclusiva ed autonoma tale da vincere la presunzione di responsabilità gravante sul custode.
In caso contrario, ovvero se la condotta del conducente non risulterà tale da interrompere il nesso causale, l’ANAS, convenuta in giudizio in quanto incaricata della manutenzione della strada medesima, risponderà secondo i canoni di cui all’art. 2051 c.c., norma che secondo la più recente giurisprudenza di legittimità deve ritenersi applicabile agli enti pubblici proprietari di strade con riferimento alle situazioni di pericolo immanentemente connesse alla struttura o alle pertinenze della strada, indipendentemente dalla sua estensione.
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Cassazione civile, sez. III, 22 marzo 2011, n. 6537