Aumenta la quota di mutuatari che beneficiano delle opportunità previste dal “Piano famiglie” ABI. La maggioranza delle operazioni riguarda l’intera rata (88%). Tra le cause prevalenti la cessazione del rapporto di lavoro subordinato e la sospensione dal lavoro o riduzione dell’orario. La maggioranza delle domande è al Nord (53,1%), segue il Centro (25,7%), infine Sud e Isole (21,2%).
A seguito dell’accordo rientrante tra le iniziative del “Piano Famiglie” ABI, siglato a Roma il 18 dicembre 2009 dal Direttore generale dell’ABI e dai rappresentanti di 13 Associazioni dei consumatori, tra febbraio e settembre 2010, le banche hanno sospeso mutui per 4 miliardi di euro a circa 31mila famiglie. La misura è stata applicata a 30.868 contratti di mutuo, per un debito residuo di 4 miliardi di euro. La liquidità in più per far fronte alla crisi ha raggiunto una quota pari a 207 milioni di euro. Ogni famiglia avrà dunque a disposizione in media 6.300 euro in più. Questi i dati del monitoraggio sulla sospensione dei mutui.
Nel dettaglio, la soluzione più frequente per le operazioni di sospensione ha riguardato l’intera rata (88% dei casi). La causa più frequente che ha determinato la necessità di ricorrere a questa opportunità nelle posizioni “in bonis” (senza ritardi nei pagamenti) è stata la cessazione del rapporto di lavoro subordinato. Stessa causa anche per le posizioni con ritardo nei pagamenti.
Dal punto di vista “territoriale”, il maggior numero di domande ammesse è al Nord con il 53,1%, segue il Centro (25,7%), infine Sud e Isole (21,2%).
In sintesi, l’Accordo prevede:
– la sospensione del rimborso dei mutui per almeno 12 mesi, anche nei confronti dei clienti con ritardi nei pagamenti fino a 180 giorni consecutivi;
– per i mutui di importo fino a 150.000 euro accesi per l’acquisto, costruzione o ristrutturazione dell’abitazione principale;
– nei confronti dei clienti con un reddito imponibile fino a 40.000 euro annui;
– che hanno subito o subiscono nel biennio 2009 e 2010 eventi particolarmente negativi (morte, perdita dell’occupazione, insorgenza di condizioni di non autosufficienza, ingresso in cassa integrazione).
L’iniziativa costituisce la misura minima alla quale le banche possono aderire, ferma restando la piena libertà di ciascun istituto di offrire al cliente condizioni migliori rispetto a quanto previsto dall’Accordo. Ad oggi hanno offerto condizioni migliorative 172 banche, rappresentative del 64% del mercato.
Il Piano è partito il 1° febbraio 2010 e i clienti potranno presentare richiesta per attivare la sospensione fino al 31 gennaio 2011, con riferimento ad eventi accaduti dal gennaio 2009 al 31 dicembre 2010.
La lista delle banche aderenti è pubblicata nel sito internet dell’ABI (www.abi.it), dove sarà anche possibile “scaricare” il facsimile del modulo di richiesta di sospensione da parte del cliente.
Tale modello è inoltre distribuito presso le filiali delle banche aderenti.
Articolo tratto da: ABI Associazione Bancaria Italiana