Attraverso l’Indagine Forze di Lavoro condotta da tutti i paesi membri della C.E. nel secondo trimestre 2007, è stata effettuata la misurazione dell’esposizione a fattori di rischio per la salute dei lavoratori a partire dalla loro percezione soggettiva, la rilevazione della presenza di problemi di salute provocati o resi più gravi dall’attività lavorativa e del fenomeno degli infortuni sul lavoro.
I fattori di rischio per la salute fisica sono stati raggruppati in quattro aree:
1) esposizione a polveri, gas, esalazioni, fumi, sostanze chimiche;
2) esposizione a rumori eccessivi o vibrazioni;
3) assunzione di posture dannose, spostamenti di carichi pesanti o movimenti che si ripercuotono negativamente sulla salute
4) esposizione ad un generico rischio di infortunio.
Tra i vari fattori di rischio che possono compromettere l’equilibrio psicologico sono stati rilevati in particolare: il carico di lavoro eccessivo, fenomeni di prepotenza o discriminazione, inacce o violenze fisiche.
Sono oltre 10 milioni gli occupati (pari al 44,0%) che percepiscono, nello svolgimento del proprio lavoro, la presenza di almeno un fattore di rischio per la propria salute.
In particolare, 8 milioni 706 mila avvertono la presenza di fattori di rischio che possono compromettere la salute fisica, mentre 4 milioni 58 mila ritengono di essere esposti a rischi che potrebbero pregiudicare l’equilibrio psicologico.
In rapporto agli occupati, emerge in modo netto il differenziale di genere per quello che riguarda i fattori di natura fisica in quanto avvertiti dal 44 % degli uomini su cento, contro il 26,7% delle donne, mentre per quanto riguarda i fattori di natura psicologica entrambi i generi si attestano sui livelli del valore medio che è pari a 17,4%
L’analisi delle caratteristiche di chi si sente esposto a fattori di rischio evidenzia che, per entrambe le tipologie, la quota più alta risiede al centro Italia. Le classi di età più interessate dall’esposizione ai rischi risultano quelle centrali sia per i fattori di natura fisica (con il 39,4% della classe 35-44 e il 40,1% della classe 45-54 anni) sia per quelli di natura psicologica (per le due classi di età rispettivamente il 18,6% e il 20,9%).
La componente straniera dell’occupazione avverte in misura maggiore rispetto a quella italiana l’esposizione ai fattori di rischio per la salute, in particolare per quelli di natura fisica (46,7% contro 36,7%) e in misura più lieve per quelli psicologici (19,1% contro 17,3%). Fra questi ultimi rientra il rischio derivante da carichi di lavoro eccessivi, unico fattore per cui non emerge una differenza rispetto alla popolazione italiana.
La maggiore concentrazione di persone esposte a rischi per la salute fisica si registra nei settori delle costruzioni (63,4% occupati dello stesso settore), dell’agricoltura (54,3%), dei trasporti (48,3%), della sanità (45,5%) e delle attività manifatturiere (44,7%).
I fattori di rischio di tipo psicologico sono percepiti maggiormente fra le persone che lavorano nella sanità (26%), nei trasporti (24,6%) e nella pubblica amministrazione (23,0%). In particolare nella sanità e nella pubblica amministrazione le donne risentono in misura maggiore rispetto agli uomini di questi problemi.
Il rischio di infortunio è quello maggiormente percepito: oltre un quinto degli occupati (pari a 4 milioni 915 mila individui) ne avverte la presenza. Come avviene anche per gli altri fattori, vi è una forte differenza a livello di genere (il 27,3% degli uomini contro l’11,5% delle donne).
Anche l’assunzione di posture dannose, lo spostamento di carichi pesanti e comunque, l’esposizione a tutte quelle cause che sono alla base di problemi di salute di natura osteo-muscolare, è fortemente avvertita e viene segnalata dal 20,4% degli occupati.
L’ esposizione a sostanze chimiche (polveri, gas, esalazioni, fumi, ecc.) e a rumori o vibrazioni riguardano rispettivamente il 16% e il 14,6% degli occupati. La componente maschile è quella maggiormente interessata, con una differenza rispetto alle donne che supera i 10 punti percentuali.
Tra i fattori di natura psicologica quello prevalente risulta il carico di lavoro eccessivo citato dal 14,5% degli occupati. Le manifestazioni di prepotenza e discriminazione o di minacce o violenze fisiche sono avvertite da una quota più bassa seppur rilevante di lavoratori (rispettivamente 4,6% e 1,6%) ma, se considerate in termini assoluti, riguardano nel caso di prepotenza e discriminazione oltre un milione di occupati, mentre nel caso di minacce o violenze fisiche 381 mila.
Le donne, con il 5,4%, mostrano una maggiore esposizione degli uomini (4,1%) a fenomeni di prepotenza e discriminazione mentre, per quanto riguarda le minacce e le violenze fisiche, entrambi i sessi si attestano intorno al valore medio.
Il dato su prepotenza e discriminazione è particolarmente rilevante per le donne che lavorano nella Pubblica Amministrazione; ciò si verifica in particolare per le posizioni dirigenziali e quelle di più basso profilo (operaie e collaboratrici). Anche la percezione della presenza di rischi sulla componente psicologica della salute vede nel Centro del Paese il più elevato livello di occupati esposti. Sono sempre gli occupati appartenenti alle classi centrali di età i più esposti al rischio. Dal punto di vista della posizione professionale emerge il dato dei collaboratori che con il 6,6% mostrano il valore più alto per quanto riguarda i fenomeni di prepotenza e discriminazione, elemento che evidenzia la debolezza della loro posizione contrattuale.
Articolo tratto da: ISTAT Istituto nazionale di statistica