Il GPP (Green Public Procurement) è definito dalla Commissione europea come “… l’approccio in base al quale le Amministrazioni Pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto, incoraggiando la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso la ricerca e la scelta dei risultati e delle soluzioni che hanno il minore impatto possibile sull’ambiente lungo l’intero ciclo di vita”.
Già dal 2003 la Commissione Europea invitava gli stati membri ad adottare dei Piani d’azione nazionali (PAN) sul GPP per assicurarne la massima diffusione.
Il Piano prevede l’adozione di misure volte all’integrazione delle esigenze di sostenibilità ambientale nelle procedure di acquisto di beni e servizi delle amministrazioni competenti, sulla base dei seguenti criteri:
- riduzione dell’uso delle risorse naturali;
- sostituzione delle fonti energetiche non innovabili con fonti rinnovabili;
- riduzione della produzione di rifiuti;
- riduzione delle emissioni inquinanti;
- riduzione dei rischi ambientali.
Il PAN GPP individua 11 categorie di prodotti e servizi (arredi; materiali da costruzione; manutenzione delle strade; gestione del verde pubblico; illuminazione e riscaldamento; elettronica; tessile; cancelleria; ristorazione; materiali per l’igiene; trasporti) per le quali, grazie ad appositi decreti emanati dal Ministero dell’Ambiente, della tutela del Territorio e del Mare, sono individuati un set di “criteri ambientali minimi” relativamente a ciascuna tipologia di acquisto.
I “criteri ambientali minimi” riportano delle indicazioni generali volte ad indirizzare l’ente a perseguire una razionalizzazione dei consumi e degli acquisti e forniscono le “considerazioni ambientali” propriamente dette, collegate alle diverse fasi delle procedure di gara (oggetto dell’appalto, specifiche tecniche, caratteristiche tecniche premianti collegati alla modalità di aggiudicazione all’offerta economicamente più vantaggiosa, condizioni di esecuzione dell’appalto) volte a qualificare ambientalmente sia le forniture che gli affidamenti lungo l’intero ciclo di vita ambientale.
L’Italia ha provveduto ad adeguarsi alla normativa europea con il Decreto interministeriale dell’11 aprile 2008, n.135 che ha adottato il PAN GPP ovvero il piano nazionale d’azione sul green public procurement, con il decreto ministeriale n. 111 del 12 ottobre 2009 recante l’adozione dei criteri ambientali minimi per le diverse categorie merceologiche e con successivi decreti specifici per categoria merceologica.
A seguito del decreto ministeriale n. 111 del 12 ottobre 2009 dovranno essere sostenibili per l’ambiente gli acquisti e i consumi effettuati dalla pubblica amministrazione. Il decreto attuativo, conforme alle direttive dettate dalla Commissione europea attraverso il Green Public Procurement (GPP), è uno strumento di politica ambientale volontario sulla base del quale le amministrazioni pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto, incoraggiando la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso la ricerca e la scelta dei risultati e delle soluzioni che hanno il minore impatto possibile sull’ambiente lungo l’intero ciclo di vita.
Le autorità pubbliche che intraprendono azioni di GPP si impegnano sia a razionalizzare acquisti e consumi sia ad incrementare la qualità ambientale delle proprie forniture ed affidamenti. I prodotti “ambientalmente preferibili” sono per esempio quelli meno energivori, costituiti da materiale riciclato e/o privi di sostanze nocive, di maggior durata o output di processi produttivi meno impattanti, meno voluminosi, di facile riciclabilità.
I benefici ambientali sono rilevanti già solo considerando i volumi di spesa – in base alle stime della Commissione Europea, la spesa pubblica nei paesi membri per beni, servizi e lavori ammonta annualmente a circa il 16% del relativo PIL – ma lo sono ancor di più se si valuta l’effetto leva che queste pratiche comportano nel sistema produttivo. È stato calcolato infatti che se tutti gli enti pubblici nel territorio dell’UE richiedessero computer a basso consumo energetico, e questo orientasse l’intero mercato in quella direzione, 830mila tonnellate di CO2 non verrebbero più immesse nell’atmosfera; se tutti gli enti pubblici europei scegliessero servizi igienici e rubinetti efficienti nelle loro strutture, questo comporterebbe una riduzione del consumo di acqua intorno ai 200 milioni di tonnellate (pari allo 0,6 % del consumo totale delle famiglie nell’UE).
La diffusione capillare di pratiche di GPP è in grado di incidere positivamente quindi anche sulla competitività del sistema produttivo: si favorirà lo sviluppo di un mercato di prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale attraverso la leva della domanda pubblica; si anticiperà l’incessante evoluzione delle normative che introducono standard ambientali sempre più elevati e il trend della domanda sia pubblica che privata, sempre più orientata alla qualità ambientale.
Articolo tratto da: Ministero della Transizione Ecologica (ex min. Ambiente)