Sviluppo economico e rispetto dell’ambiente non sono nemici giurati. Il rapporto tra la produzione dei rifiuti industriali e la diffusione del benessere, infatti, assume l’andamento di una “U” rovesciata: in una prima fase, rifiuti e valore aggiunto crescono insieme fino a raggiungere una punta massima, ma poi gli uni diminuiscono mentre l’altro continua a salire. E l’ambiente ci guadagna.
È la conclusione del progetto di ricerca promosso da Unioncamere, dalle Camere di Commercio di Genova, L’Aquila, Roma e Venezia e realizzato del Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università Cà Foscari di Venezia, con la collaborazione di Ecocerved, società per l’ambiente del sistema camerale. Alla base dell’indagine, presentata oggi a Venezia dalla Camera di Commercio locale, i dati del modello unico di dichiarazione ambientale (Mud), l’archivio telematico gestito dalle Camere di Commercio nel quale confluiscono le dichiarazioni sui rifiuti prodotti, gestiti e raccolti presentate da oltre 450 mila tra imprese ed enti. L’analisi svolta mette in evidenza la criticità dei diversi territori italiani e le diverse “marce” dello sviluppo, leggibili attraverso l’indicatore sintetico che esprime il rapporto tra quantità di rifiuti prodotti e valore aggiunto. Il sistema economico italiano, in sostanza, sembra andare verso una produzione industriale più “pulita”, o, quanto meno, che si traduce in una minore produzione di rifiuti industriali. Ma il Sud del Paese è, purtroppo, ancora in ritardo.
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Dall’analisi dei dati contenuti nel modello unico di dichiarazione ambientale è emerso che le regioni del Nord-Italia che producono più rifiuti in senso assoluto presentano un basso valore di rifiuti per unità di valore aggiunto, mentre le principali regioni del Sud-Italia hanno una più bassa produzione di rifiuti associata, però, ad un più alto rapporto tra rifiuti e valore aggiunto.
Il rapporto tra quantità di rifiuti prodotti e valore aggiunto dell’industria in senso stretto ha subìto in tutte le regioni un graduale aumento nel periodo in esame. Il valore medio italiano è passato da 138 tonnellate per milione di euro nel 1998 a 211 tonnellate per milione di euro nel 2004, con un aumento del 54% circa rispetto all’inizio del periodo in esame. Nella figura riportata in basso si vede come il valore aggiunto dell’industria in senso stretto sia aumentato percentualmente, nel periodo considerato, molto meno della produzione di rifiuti.
Lo studio ha evidenziato una marcata diversità tra i tassi di crescita della produzione dei rifiuti e dell’attività produttiva rappresentata dal valore aggiunto: tra il 1998 ed il 2004, a fronte di una crescita dei rifiuti speciali totali in Italia di più dell’80% e di un aumento dei rifiuti dell’industria in senso stretto di poco meno del 60%, si è assistito ad una bassa crescita del valore aggiunto complessivamente prodotto dall’Italia (che ammonta a quasi 10 punti percentuali) e a un lieve calo del valore aggiunto industriale.
Quanto sopra evidenzia il mancato disaccoppiamento che si osserva tra produzione di rifiuti dichiarati e un indicatore della crescita economica del Paese quale il valore aggiunto, indipendentemente dall’anno di partenza del periodo oggetto di indagine.
La prima risultanza del lavoro è che la produzione di rifiuti industriali per unità di valore aggiunto non è crescente, ma ha un andamento a forma di “U” rovesciata, prima crescente, poi decrescente all’aumentare del valore aggiunto.
In altre parole, per alcune province italiane un aumento del valore aggiunto è associato ad una diminuzione della quantità di rifiuti prodotta nell’industria in senso stretto, mentre per altre è vero il contrario.
Le province si spostano dal tratto crescente della curva a quello decrescente all’aumentare del valore aggiunto che producono, cioè al crescere della “ricchezza” della provincia.
Province caratterizzate da un grado superiore di sviluppo economico sono anche in grado di contenere la quantità di rifiuti prodotta.
Le previsioni effettuate sulla base di diversi scenari confermano la tendenza ad uno spostamento delle province italiane, e quindi del sistema economico, verso il tratto decrescente della curva, in altre parole verso un disaccoppiamento tra crescita economica e produzione dei rifiuti.
La seconda conclusione evidenzia una frattura strutturale tra Nord e Sud del Paese anche nella produzione di rifiuti per unità di valore aggiunto, poiché la dinamica del rapporto tra produzione di rifiuti e valore aggiunto rimane crescente soprattutto nel Sud del Paese.
Articolo tratto da: Unioncamere - Camere di commercio d’Italia