Dati sul consumo di antibiotici in Italia: nel 2021 somministrate oltre 17 dosi ogni mille abitanti per una spesa complessiva di 787 milioni di euro.
AIFA ha pubblicato il rapporto sull’uso degli antibiotici in Italia nel 2021. Il consumo complessivo, pubblico e privato, di antibiotici è stato pari a 17,1 dosi ogni mille abitanti (DDD/1000 abitanti die), in riduzione del 3,3% rispetto al 2020, per una spesa complessiva (pubblica e privata) pari a 787 milioni di euro, corrispondenti a 13,29 euro pro capite, in riduzione del 2,4% rispetto al 2020.
Il 76% delle dosi (13,0 DDD/1000 abitanti die) consumate nel 2021 è stato erogato dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), in riduzione del 6,1% rispetto all’anno precedente, con una spesa complessiva pari a 653 milioni di euro, rappresentando il 2,9% della spesa e l’1,0% dei consumi totali a carico dell’SSN.
Gli antibiotici acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche, riferibili prevalentemente all’uso ospedaliero, rappresentano l’8,5% del consumo totale a carico del SSN (1,5 DDD/1000 abitanti die), mentre i consumi erogati in regime di assistenza convenzionata, tramite le farmacie pubbliche e private, è stato pari a 11,5 DDD/1000 abitanti die. Gli acquisti privati di antibiotici rimborsabili dal SSN (classe A) sono stati pari a 4,1 dosi ogni 1000 abitanti (+6,6% rispetto al 2020), che corrispondono al 26,3% del consumo territoriale totale di antibiotici, e a una spesa pro capite di 2,25 euro (+9,8% rispetto al 2020).
In generale, nel 2021 il consumo territoriale in Italia si è mantenuto superiore alla media europea (15,01 DDD/1000 abitanti die), nonostante una riduzione del 3,1% rispetto all’anno precedente, mentre il consumo ospedaliero si è ridotto, allineandosi alla media europea.
Dati di sintesi sul consumo di antibiotici in Italia
- Continua il trend in riduzione del consumo di antibiotici in Italia: -3,3% nel 2021 rispetto al 2020
- Nel 2021 circa 3 cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici, con una prevalenza che aumenta all’avanzare dell’età, raggiungendo il 50% negli over 85.
- Nella popolazione pediatrica i maggiori consumi si concentrano nella fascia di età compresa tra 2 e 5 anni, in cui circa 4 bambini su 10 hanno ricevuto nell’anno almeno una prescrizione di antibiotici.
- Il 76% delle dosi utilizzate è stato erogato dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
- Quasi il 90% degli antibiotici rimborsati dal SSN viene erogato sul territorio (in regime di assistenza convenzionata).
- Più di un quarto dei consumi a livello territoriale (26,3%) corrisponde ad acquisti privati di antibiotici rimborsabili dal SSN (classe A).
- Le penicilline in associazione agli inibitori delle beta-lattamasi si confermano la classe a maggior consumo (36% dei consumi totali), seguita dai macrolidi e dai fluorochinoloni.
- Permane un’ampia variabilità regionale nei consumi a carico del SSN, che sono maggiori al Sud rispetto al Nord e al Centro. Nelle regioni del Nord si registrano inoltre le riduzioni maggiori (-6,1%), mentre al Sud sono più contenute (-2,2%).
- Nelle Regioni del Sud si riscontra una predilezione per l’utilizzo di antibiotici di seconda scelta.
- Complessivamente i consumi in Italia si mantengono superiori a quelli di molti Paesi europei.
- L’Italia si conferma uno dei Paesi europei con il maggior ricorso a molecole ad ampio spettro, a maggior impatto sulle resistenze antibiotiche e pertanto considerate di seconda linea, con un trend in peggioramento negli ultimi due anni.
- L’Italia è anche uno dei Paesi con la minor quota di consumo degli antibiotici del gruppo “Access” (47%), considerati antibiotici di prima scelta, che secondo la WHO dovrebbero costituire almeno il 60% dei consumi totali.
- In ambito ospedaliero si osserva in particolare un incremento del ricorso all’utilizzo di antibiotici indicati per la terapia di infezioni causate da microrganismi multi-resistenti.
- Sia i consumi in regime di assistenza convenzionata sia gli acquisti da parte delle strutture sanitarie pubbliche sono aumentati nel primo semestre 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Uso degli antibiotici in regime di assistenza convenzionata
Quasi il 90% del consumo di antibiotici a carico del SSN (11,5 DDD/1000 abitanti die) viene erogato in regime di assistenza convenzionata a seguito di prescrizioni del Medico di Medicina Generale o del Pediatra di Libera Scelta. Le penicilline in associazione agli inibitori delle beta-lattamasi si confermano la classe a maggior consumo, seguita dai macrolidi e dai fluorochinoloni.
Nel 2021 i consumi hanno registrato una riduzione, rispetto al 2020, del 4,2%, sebbene di minore entità rispetto a quella registrata nel 2020 (-24%). Il primo semestre del 2022 ha, invece, mostrato un rimbalzo dei consumi che sono aumentati del 30,1% rispetto al 2021, pur mantenendosi al di sotto di quelli registrati negli analoghi periodi del 2020 (-10,7%) e del 2019 (-28,1%).
Analisi per area geografica
Nonostante le riduzioni registrate nel 2021 rispetto al 2020, si continua ad osservare un’ampia variabilità regionale, con un consumo in regime di assistenza convenzionata maggiore al Sud (15,3 DDD) rispetto al Nord (8,7 DDD) e al Centro (12,0 DDD). Nelle regioni del Nord (-6,1%) si registrano inoltre le riduzioni maggiori, mentre al Sud le riduzioni sono più contenute (-2,2%).
Consumi per fasce di età e genere
Nel 2021 circa 3 cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici e in media ogni paziente è stato in trattamento per circa 11 giorni nel corso dell’anno, con una prevalenza che aumenta all’avanzare dell’età, raggiungendo il 50% nella popolazione over-85. Per gli uomini i maggiori livelli di uso sono riscontrabili nelle fasce più estreme, mentre per le donne vi è un più frequente utilizzo di antibiotici tra i 20 e i 69 anni di età.
Consumi di antibiotici in ambito territoriale: analisi sulla base di alcuni indicatori ESAC (European Surveillance of Antimicrobial Consumption).
L’Italia si conferma uno dei Paesi europei con il maggior ricorso a molecole ad ampio spettro, a maggior impatto sulle resistenze antibiotiche e pertanto considerate di seconda linea. Il rapporto tra il consumo di antibiotici ad ampio spettro e il consumo di antibiotici a spettro ristretto nel 2021 è infatti pari a 13,2, rispetto a un valore medio europeo di 3,7, a conferma di un trend in peggioramento (11,0 nel 2019 e 12,3 nel 2020).
L’indicatore che misura l'incidenza percentuale delle associazioni di penicilline inclusi gli inibitori delle beta-lattamasi sul totale dei consumi mostra al Nord e al Centro percentuali più elevate (rispettivamente 38,0% e 36,6%) in confronto al Sud (34,4%). La maggior parte delle Regioni del Sud si collocano al di sotto della mediana (36,9%).
L’indicatore che misura l’incidenza percentuale dell’uso delle cefalosporine di terza e quarta generazione, considerate categorie di seconda scelta, mostra le percentuali maggiori al Sud (12,1%), rispetto al Nord (9,9%) e al Centro (11,7%). Ciò conferma che nelle Regioni del Sud vi sia una predilezione per l’utilizzo di categorie di seconda scelta e, pertanto, margini di miglioramento della qualità prescrittiva.
Anche per i fluorochinoloni la percentuale dei consumi si mantiene stabile nel 2021, al contrario di quanto osservato in termini assoluti; le maggiori percentuali si riscontrano al Sud (13,6%), rispetto al Nord (10,3%) e al Centro (11,8%).
Prescrizione nella popolazione pediatrica
Nel 2021 il 23,7% (nel 2020 era il 26,2%) della popolazione italiana fino ai 13 anni di età ha ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici sistemici, con una media di 2 confezioni per ogni bambino trattato, pressoché stabile rispetto all’anno precedente.
Il maggior livello di esposizione si rileva nella fascia compresa tra 2 e 5 anni, in cui circa 4 bambini su 10 ricevono almeno una prescrizione di antibiotici. Il tasso di prescrizione è superiore nei maschi rispetto alle femmine soprattutto nella fascia 0-1 anno.
L’indicatore che confronta il ricorso alle molecole ad ampio spettro rispetto a quello delle molecole a spettro ristretto anche nel 2021 conferma il trend in peggioramento già osservato nel 2020, passando da un valore di 4,5 a quello di 4,7. Tale incremento può essere l’effetto di una variazione della tipologia/gravità delle infezioni gestite in ambulatorio e, in parte, di un eccessivo uso di molecole di seconda scelta.
Prescrizione di antibiotici nella popolazione geriatrica
Nel 2021 quasi il 42% degli over 65 ha ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici sistemici, con il Sud che registra i valori di esposizione maggiori (54,7%), seguito dal Centro (44,6%) e dal Nord (31,5%). Anche nel 2021 i consumi continuano a ridursi rispetto all’anno precedente, sebbene in misura inferiore rispetto a quanto osservato nel 2020, sia in termini di DDD/1000 abitanti die (-5,7%) sia in termini di prevalenza d’uso (-3,8%)
I livelli di consumo degli antibiotici sistemici aumentano progressivamente all’avanzare dell’età, passando da 16,4 DDD/1000 abitanti die nella fascia 65-69 anni fino ad arrivare a 25,3 DDD/1000 abitanti die negli over 90, più elevati negli uomini rispetto alle donne in tutte le fasce di età.
Uso degli antibiotici in regime di assistenza ospedaliera
Nel 2021, a livello nazionale, il consumo ospedaliero di antibiotici è stato pari a 70,6 DDD/100 giornate di degenza, in riduzione del 23,3% rispetto al 2020, assistendo ad un ritorno dei consumi a quelli del periodo pre-pandemia. Le categorie di antibiotici più utilizzate a livello ospedaliero sono le associazioni di penicilline (inclusi gli inibitori delle beta-lattamasi), seguite, in ordine decrescente, dalle cefalosporine di terza generazione, dai fluorochinoloni e dai macrolidi. È stata registrata una stabilità dei consumi nel periodo 2016-2021, che non ha consentito di raggiungere l’obiettivo del PNCAR, ovvero una riduzione maggiore del 5% dei consumi ospedalieri.
Per i carbapenemi si osservano andamenti contrastanti tra le aree geografiche; infatti mentre al Nord si registra una riduzione, al Centro e al Sud si osservano notevoli incrementi. Visto l'andamento dei consumi di questa categoria e il loro impatto sullo sviluppo delle resistenze è stata inclusa tra gli obiettivi del nuovo PNCAR la riduzione di almeno il 10% dei consumi dei carbapenemi.
La molecola a maggior consumo per giornata di degenza nel 2021 è l’associazione amoxicillina/acido clavulanico; seguono il ceftriaxone, cefalosporina di terza generazione, e l’associazione piperacillina/tazobactam.
Articolo tratto da: AIFA Agenzia Italiana del Farmaco