Il rapporto presentato oggi al CNEL dal Comitato di presidenza O.N.C. su Immigrazione e mercato del lavoro è stato realizzato dal Creli (Centro per le ricerche di economia e del lavoro e dell’industria) dell’Università Cattolica di Milano. La ricerca è stata svolta da un gruppo di lavoro coordinato dal professor Carlo Dell’Aringa, direttore del Creli, e dimostra i cambiamenti strutturali della società italiana alla luce dei flussi migratori degli ultimi 25 anni. Dal rapporto si evince che in Italia gli immigrati rappresentano il 5.8% della popolazione (contro il 9% di Austria e Germania). La crescita della popolazione immigrata ha consentito di contrastare le dinamiche demografiche naturali che avevano portato alla crescita zero della popolazione italiana nel corso degli anni novanta. La ricerca viene presentata in un momento in cui si avvertono anche in Italia, e nelle aree del Nordest con maggiore densità di manodopera immigrata, segnali forti di recessione economica conseguenti alla crisi finanziaria internazionale, con forti ripercussioni sul mercato del lavoro: aumento delle ore di cassa integrazione e licenziamenti. La condizione dei lavoratori immigrati è particolarmente difficile poiché sono prevalentemente occupati nelle piccole imprese e con rapporti di lavoro flessibili, quindi sono i più esposti alla crisi e, alla pari degli italiani, non sono tutelati rispetto alla perdita del lavoro con adeguati ammortizzatori sociali di sostegno al reddito. La situazione è aggravata dalla precarietà della presenza legale, mantenuta per un massimo di soli sei mesi nei casi di disoccupazione: le conseguenze sono il rimpatrio ovvero la caduta nella clandestinità. Il Creli ha dunque osservato che tra gli immigrati sussiste buona capacità di inserimento lavorativo, sia a causa dell’alta disponibilità ad accettare anche i lavori meno qualificati (per esigenze di reddito e per aspetti legati alla legislazione vigente), sia per la forte concentrazione nelle classi di età centrali. Infatti si riscontrano tassi di occupazione (67 per cento) che superano quelli della popolazione italiana (58 per cento). Le criticità riscontrate sono legate ai servizi per l’impiego e alle politiche di formazione professionale, sia dei datori di lavoro che pubbliche. Alla luce dei dati emersi l’ONC-CNEL, coerentemente con gli orientamenti ripetutamente espressi dall’Assemblea, ritiene urgente: in termini generali, una attuazione della riforma degli ammortizzatori sociali che siano universalistici con riferimento alla condizione del lavoratore, a prescindere dal settore produttivo e dalla dimensione dell’impresa, congrui nella durata e nella entità come misura attiva di sostegno al reddito per la ricerca di un nuovo lavoro; specificatamente per gli immigrati, il mantenimento del permesso di soggiorno per almeno 12 mesi nei casi di disoccupazione. Una forte riqualificazione della rete pubblica e privata dei Servizi e delle politiche attive per l’impiego per un efficiente governo del mercato del lavoro nell’interesse di tutti i lavoratori e delle imprese; la sua integrazione con l’attuazione di un sistema organico di orientamento, di formazione professionale, di incontro tra domanda e offerta fin nei Paesi di origine, per una efficacie programmazione dei flussi e per un qualificato inserimento lavorativo degli immigrati.
Articolo tratto da: CNEL Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro