Il processo di attuazione del progetto “Polizia di prossimità”, avviato dal Ministero dell’interno per contrastare la criminalità attraverso le figure del “Poliziotto e Carabiniere di quartiere” ha inteso innovare i rapporti fra la collettività ed il sistema di tutela dell’ordine pubblico e realizzare contatti di natura prevalentemente fiduciaria fra il cittadino e le Forze di polizia a competenza generale (Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri). L’iniziativa, inclusa nel 2002 dal Ministro dell’interno fra le “priorità strategiche” della Direttiva generale per l’attività amministrativa e per la gestione, ha promosso il rilancio della prevenzione e della valorizzazione del momento informativo sul territorio, generando funzioni integrative di polizia caratterizzate da forme di dialogo con la realtà civile, utili per ridurre i comportamenti criminosi.
Durante la fase sperimentale è stata meglio definita la specifica funzione di prossimità e identificato il significato concreto dei “quartieri”, da istituire tenendo conto delle variabili della criminalità e del numero dei cittadini sul territorio (10.000 abitanti nei capoluoghi di provincia e circa 30.000 nelle altre zone). Il calcolo dell’entità dei quartieri da attivare, effettuato fra il 2003 ed il 2005, si è configurato di fatto quale presupposto per quantificare il fabbisogno del personale a regime, all’epoca stimato in 5.900 unità.
Il progetto è stato finanziato con risorse idonee a reclutare tra il 2005 ed il 2008 circa 2.700 arruolamenti, ossia la metà del fabbisogno. La persistente insufficienza numerica del personale ha rappresentato un problema di difficile soluzione. Le presenze, pari a circa 1.000 unità durante la sperimentazione, sono aumentate di quasi 2.400 addetti sino al 2006, e di 500 operatori sino al 31 dicembre 2008.
Con sole 3.900 presenze a fine 2008 e con una densità media della popolazione (nei circa 800 quartieri attivati) superiore ai 70.000 abitanti il progetto non è ancora a pieno regime.
Nonostante i limiti di attuazione i segnali percepiti attestano la crescita della fiducia della cittadinanza, naturalmente nelle zone ove il Servizio è stato attivato. L’Arma dei Carabinieri ha documentato, producendo anche dati statistici relativi agli arresti ed alle denunce, che a partire dal 2006 si è manifestato in tali aree un moderato regresso quantitativo dei reati.
I risultati conseguiti, mentre inducono a formulare un giudizio di efficienza dell’azione svolta, provano che l’iniziativa potrà esprimere le capacità ottimali di funzionamento quando il territorio sarà coperto nella misura, che si assume prudenziale, definita da anni. Non appare rinviabile l’integrazione del personale in misura adeguata ad estendere la funzione alle ampie fasce di popolazione escluse dalle prestazioni di prossimità.
Va perfezionato lo scambio di informazioni fra gli addetti al Servizio, sì da permettere ad ambedue le Forze di polizia di comparare gli indicatori statistici dei risultati ottenuti e di programmare il progressivo miglioramento delle attività.