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Europa Affari esteri Notizie giuridiche

Corte dei Conti: Relazione sui rapporti finanziari con l’Unione europea e l’utilizzazione dei Fondi comunitari al 31 dicembre 2007.

Redazionedi Redazione1 Aprile 2009
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La Sezione affari comunitari ed internazionali ha approvato la Relazione con la quale riferisce al Parlamento sui rapporti finanziari tra l’Italia e l’Unione europea, sulla politica di coesione socio-economica, sulla politica agricola comune, nonché sulle irregolarità e frodi a danno del bilancio comunitario.

Rapporti finanziari tra l’Italia e l’Unione europea L’appartenenza dell’Italia all’Unione europea, determina sistematici e complessi rapporti in cui si intrecciano diritti e doveri reciproci tra i quali primaria rilevanza assumono quelli di natura economico finanziaria. Infatti l’articolo 269 del Trattato CE stabilisce che il bilancio dell’Unione europea è finanziato in via ordinaria dalle “risorse proprie”, cioè quella quota parte di risorse alla stessa Unione spettante normativamente, tratta dalle riscossioni di tributi o calcolata in percentuale sulla ricchezza prodotta da ciascuno Stato membro; la materia è stata disciplinata all’origine dalla Decisione del Consiglio del 21 aprile 1970, modificata, da ultimo, dalla Decisione n. 2007/436/CE del 7 giugno 2007, che ha fissato i principi su cui si basano i correlati diritti/doveri. Le risorse proprie sono costituite da tre categorie di entrate: risorse proprie tradizionali –RPT (formate da dazi doganali), risorsa propria IVA (imposta sul valore aggiunto) e risorsa propria RNL (reddito nazionale lordo).
Nell’esercizio 2007 la dinamica di crescita delle risorse proprie ha ripreso vigore (7,5%), dopo il rallentamento registrato nell’esercizio precedente. Nel settennio 2000/2007, il totale delle risorse proprie è aumentato del 36,3%, con una media delle variazioni annuali pari al 5,4%.

Spese dell’UE Le spese dell’Unione europea sono ripartite in due grandi aggregati, di diversa dimensione e natura: le spese amministrative o di funzionamento e le spese operative concernenti l’attività istituzionale, ossia le spese funzionali alla realizzazione delle politiche comunitarie.
In ordine alle spese, si registra nel 2007, a livello aggregato, il più consistente incremento annuale delle somme complessivamente accreditate dall’UE agli Stati membri nel settennio: 8,6%.
Relativamente al 2007, la voce di spesa preponderante (55,3%) concerne la rubrica riguardante le “risorse naturali”, che comprende gli interventi per la politica agricola, il sostegno alla pesca e la tutela dell’ambiente, nonché quello per lo sviluppo rurale, precedentemente incluso nelle azioni strutturali. La seconda voce per rilevanza quantitativa (38%) riguarda la politica di “coesione per la crescita e l’occupazione”, finalizzata al conseguimento di tre obiettivi: convergenza, competitività regionale e cooperazione territoriale.

Conferimenti dell’Italia Per quanto concerne i rapporti tra Italia e Unione europea, la quota italiana di versamenti all’UE nel 2007, a titolo di risorse proprie, risulta pari a 14 miliardi di euro (massimo storico del settennio), con un incremento del 3,8% nei confronti dell’esercizio precedente e del 20,8% rispetto al 2001. La risorsa maggioritaria resta quella basata sulla RNL (65,2% del totale).

Accrediti all’Italia Con riguardo alle somme accreditate dall’Unione europea all’Italia, il relativo ammontare nel 2007 è di 11,1 miliardi di euro, con incrementi del 2,9% e del 30,5% a fronte, rispettivamente, del 2006 e del 2001. Dal raffronto tra l’andamento del totale degli accrediti e quello del totale dei versamenti emerge che nel 2007 i versamenti sono cresciuti di quasi 1 punto più degli accrediti rispetto al 2006.

Saldo netto Il saldo netto a carico dell’Italia (risultante dal maggior importo delle somme versate all’Unione europea rispetto a quelle ricevute dalla stessa) relativo al settennio trascorso, è di 24,8 miliardi di euro, secondo i calcoli della Ragioneria generale dello Stato; una diversa metodologia di calcolo, adottata dalla Commissione europea, porta a risultati meno negativi. La conciliazione dei conti, comunque, deve ancora avvenire, essendo tuttora aperta la fase di accordo su singole partite contabili nonché sui correttivi. La Corte dei conti italiana ritiene (d’accordo con quanto espresso dalla Commissione europea, nonché dalla Corte dei conti europea e dal Parlamento europeo) che i vantaggi e gli svantaggi derivanti dall’appartenenza di un Paese all’Unione europea non si esauriscono nel dato finanziario.
Dal quadro tracciato bisogna comunque trarne la conclusione che i fondi che saranno assegnati all’Italia nel nuovo programma comunitario concernente il settennio 2007/2013, dovranno essere utilizzati con la massima oculatezza e senza dispersioni di alcun tipo.
Le indicazioni che seguono mostrano, invece, come nel settennio precedente la scarsa attenzione al virtuoso utilizzo dei fondi accreditati all’Italia, abbia provocato non poche distorsioni e sprechi.

Per quanto concerne la politica di coesione socio economica, con particolare riguardo all’obiettivo 1 (quindi il sud), va constatato: che l’attuazione finanziaria del Quadro Comunitario di Sostegno –QCS- 2000/2006 nel suo insieme, al 31 dicembre 2007, fa emergere che risultano effettuati pagamenti di spese per circa 36,7 miliardi di euro, pari al 79,8% del contributo totale assegnato ai Programmi.In ordine al disimpegno automatico delle risorse assegnate ed impegnate sul bilancio comunitario ma non tempestivamente pagate dagli enti attuatori dei programmi (regola “n+2”), nel corso del 2007 è diminuito il pericolo di perdita dei fondi assegnati (nel 2006 calcolati in circa € 64 milioni), comunque l’importo complessivamente a rischio di disimpegno al 31 dicembre 2007 ammonta ancora a circa 18 milioni di euro.
Circa i progetti integrati territoriali (PIT), deve rilevarsi una marcata lentezza nella loro realizzazione, dovuta al ridotto coinvolgimento del partenariato economico-sociale e delle strutture degli enti locali, nonché alla mancato interrelazione con le università ed enti di ricerca operanti nello specifico territorio.

Circa gli obiettivi 2 e 3, che trovano attuazione su tutto il territorio nazionale, la media di utilizzo migliora: infatti i risultati dell’avanzamento finanziario (impegni e pagamenti) denota una regolare utilizzazione dei fondi comunitari che, al 31 dicembre 2007, ha assorbito tutti i finanziamenti stanziati fino all’esercizio 2005, senza incorrere nelle riduzioni previste dalla normativa comunitaria nelle ipotesi di mancata spesa nel biennio successivo delle somme impegnate nella annualità di riferimento (c.d. regola dell’n+2).

Anche per quanto riguarda i Programmi di iniziativa comunitaria – PIC e per ciò che concerne lo SFOP (strumento finanziario di orientamento della pesca), l’avanzamento finanziario può ritenersi soddisfacente. Per lo SFOP in particolare, i pagamenti al 31 dicembre 2007, si attestano su un livello percentuale (73,6%) che rivela significativi ritardi attuativi, legati prevalentemente agli interventi relativi al programma “Costruzioni di nuove navi e ammodernamento pescherecci”.

Nel settore della Politica agricola comune – PAC occorre ancora una volta sottolineare l’onere che l’Italia sostiene a titolo di versamento alla Commissione del prelievo supplementare relativo alle quote latte: ben 169 milioni di euro (campagna lattiero-casearia 1° aprile2007/31 marzo 2008).

In merito alle irregolarità e frodi a danno del bilancio comunitario si registra, nel 2007 un lieve incremento, rispetto all’anno precedente, degli importi da recuperare per le irregolarità e frodi accertate, di cui l’80,28% relative ai Fondi strutturali e il 19,72% per il FEAOG-Garanzia. Per i programmi regionali è prevalente la concentrazione delle irregolarità e frodi nelle regioni meridionali, non solo a danno del FESR ma anche a danno del FEAOG- Orientamento, mentre nelle regioni settentrionali si concentrano le irregolarità e frodi a danno del FSE, in prevalenza nella Regione Lombardia.
Per guardare al futuro, la Corte, esaminando la Programmazione 2007-2013, ha avuto modo di verificare che le risorse assegnate all’Italia dall’UE per tale periodo ammontano a euro 28.811.768.920, cui si aggiungono le risorse di sostegno alle politiche di sviluppo rurale. Complessivamente la politica regionale unitaria potrà disporre (parte comunitaria e parte nazionale/regionale) di nuove risorse pari a circa 124,7 miliardi di euro, comprensive delle risorse aggiuntive nazionali specificamente dirette allo sviluppo territoriale

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